Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane | Salerno (SA)

Osservazioni del bambino nella fase edipica

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Osservazioni del bambino nella fase edipica

Inquadramento teorico

Sigmund Freud sviluppò la teoria della fase edipica attraverso una combinazione di osservazioni cliniche, analisi dei sogni e riflessioni teoriche.

Freud lavorò con pazienti adulti e bambini, osservando i loro comportamenti e ascoltando le loro storie.

Poi utilizzò l'analisi dei sogni come strumento per accedere all'inconscio dei suoi pazienti e sviluppò la teoria della libido, la quale postula che l'energia sessuale sia una delle principali forze motrici dello sviluppo umano.

Infine ci fu l'influenza della mitologia greca, in particolare dalla storia di Edipo, che uccide il padre e sposa la madre.

Sviluppo della teoria

Freud sviluppò la teoria della fase edipica gradualmente, attraverso una serie di scritti e revisioni.

La sua opera più famosa sull'argomento è "L'interpretazione dei sogni" (1900), in cui introduce il concetto di complesso di Edipo.

In "Totem e tabù" del 1913 Freud esplora l'origine del complesso di Edipo e la sua relazione con la società primitiva.

In quest'opera Freud interpreta il complesso di Edipo come un evento primordiale che ha dato origine alla formazione delle prime società, caratterizzate da divieti e tabù che rappresentano i modi in cui l'umanità affronta i desideri e le paure legate al complesso di Edipo.

In "Introduzione alla psicoanalisi" (1916-1917) Freud discute il complesso di Edipo come una delle fasi dello sviluppo psicosessuale.

Attraverso la lettura delle varie opere, possiamo facilmente comprendere come Freud passi dalla teoria della seduzione alle fantasie di seduzione.

Ciò che viene rimosso non è più il trauma risalente alla prima infanzia, ma il desiderio incestuoso originario come la causa prima di ogni forma di nevrosi.

Inoltre l'evoluzione del desiderio incestuoso nella vita individuale, prima sperimentato e poi rimosso, rappresenta, al tempo stesso, l'evoluzione della civiltà, che avrebbe avuto, nella sua origine, una uguale rimozione e sublimazione di quell'originario desiderio incestuoso.

L'ambivalenza, la paura della castrazione e l'identificazione sono i passaggi cruciali per risoluzione del complesso edipico e l'entrata nella fase successiva della latenza.

Amore e odio verso il genitore dello stesso sesso da un lato e paura della castrazione dall'altro aiutano il bambino a superare il gap tra il desiderio di amore assoluto, unico e irrinunciabile e l'esame della realtà che gli consentono una triangolazione con entrambi i genitori e con i fratelli in una fluidità di scambi affettivi e relazionali che lo aiutano a crescere in maniera sana.

L'identificazione annulla l'ambivalenza nel momento in cui il genitore diventa il proprio modello identificativo di una sessualità che vedrà il suo culmine con l'esplosione della pubertà.

Per contro, una fissazione edipica comporta, secondo Freud, una compromissione dell'organizzazione della personalità e la difficoltà nell'accettazione della propria identità e orientamento sessuale.

Inoltre la competizione con il genitore dello stesso sesso può tradursi in difficoltà a instaurare relazioni sane e appaganti, sia in ambito romantico che amicale.

  • Introduzione *

    Federico è nato il 3 settembre da una giovane coppia che aveva già un bambino di tre anni.

    Dopo di lui è arrivata un'altra bambina che ora ha tre anni.

    Le osservazioni avvengono tra la primavera e l'estate del 2025 quando Federico sta per lasciare la Scuola dell'Infanzia non avendo ancora compiuto i sei anni.

    La sua nascita è avvenuta con un taglio cesareo programmato.

    Ha ricevuto un allattamento al seno per sei mesi anche se la madre riferisce che faceva fatica a succhiare.

    Dopodiché si è passati all'allattamento artificiale che ha avuto esito positivo.

    Sia lo svezzamento che il controllo degli sfinteri sono state fasi che Federico ha affrontato senza problemi.

    Successivamente si sono presentate alcune difficoltà nella predilezione e consistenza del cibo che forse sono coincise con la nascita della sorellina.

    Infatti fino a quattro anni Federico ha mangiato la pastina piccola, poi sono stati introdotti la carne e il pesce frullati, voleva essere imboccato e non accettava la mensa sia all'asilo nido, che ha frequentato per un anno, sia per il primo anno della scuola dell'Infanzia.

    Anche adesso persistono alcune preferenze esclusive come la pastasciutta e i cibi precotti, latticini e formaggi.

    Il pranzo a mensa è nettamente migliorato. Attualmente Federico ha raggiunto alcune autonomie importanti: il lavarsi e il vestirsi da solo per andare a scuola, frequenta da gennaio una scuola calcio in cui è molto impegnato, dopo un'esperienza disastrosa con il nuoto, e va volentieri a casa dei compagni di classe, da solo, forse perché, dice la madre, lì trova una sua dimensione.

    A scuola è tranquillo e ha fatto notevoli progressi. Inizialmente faticava a portare a termine i compiti assegnati e diversi sono stati i colloqui che le insegnanti hanno avuto con la madre.

    Tuttavia non fa ancora la doccia perché ha paura del getto di acqua dall'alto, tanto più in spogliatoio con i suoi compagni e, in questi giorni, sta mostrando una certa ansia per la recita a scuola di fine ciclo con conati di vomito e pianto.

    La madre riferisce che inizialmente quando finiva un lavoro o un disegno a scuola, lo distruggeva e anche l'inserimento al nido e alla scuola dell'Infanzia è stato alquanto difficile.

    Federico si è legato in particolare ad una sola maestra e la socializzazione con i compagni di classe è stata lenta e graduale.

    Secondo il racconto della madre il bimbo ha sofferto di bronchite asmatica che gli procurava una tosse stizzosa.

    Ciò lo costringeva spesso ad assentarsi da scuola. Inoltre si svegliava con gli occhi congestionati e, per il prurito che avvertiva agli occhi e ai lati della bocca, si strofinava la pelle che si squamava.

    La cura con l'antistaminico, integratori e broncodilatatori ha consentito a Federico di riprendersi fisicamente, ma anche di stare più tranquillo.

    Tra l'altro la madre riferisce che dopo la sua nascita c'è stata la chiusura per il #covid19 e quindi il bimbo è stato in contatto solo con i suoi stretti familiari.

    Ora Federico è preoccupato per il suo ingresso in prima elementare e anche la madre manifesta qualche perplessità.

    Tuttavia essendo la sua una scuola di quartiere molto piccola, lei spera nel supporto del fratello più grande che frequenterà la terza elementare con alcune ore di attività in pluriclasse con Federico.

1ª osservazione
25 maggio 2025

É domenica mattina, arrivo e trovo un clima disteso e sereno.

I bambini sono già in piedi da un'ora, sono ancora in pigiama e gironzolano per casa.

La più piccola viene messa nel seggiolone e comincia a comporre un piccolo puzzle, facendolo e disfacendolo più volte.

I due maschietti chiedono al papà di mettere un gioco alla play station.

Il più grande si siede in poltrona e comincia a giocare in modo abbastanza sicuro.

Federico invece è seduto sul divano accanto al padre, segue attentamente le spiegazioni che lui gli dà, é attaccato al suo corpo.

Poi il padre gli passa il joystick e il bambino comincia a giocare tranquillo insieme al fratello.

Infine quando la mamma sollecita la fine del gioco perché debbono vestirsi per uscire, i bambini cominciano a scatenarsi correndo per tutto il corridoio e poi anche sul pianerottolo e le scale del palazzo, nel mentre che io saluto e sto per andare via.

Mi colpisce come la madre non sembra divertita alla loro naturale irrequietezza, mostrandosi anzi nervosa e rimproverandoli perché corrono scalzi.

Sembra che regni un apparente stato di serenità. Sento un senso di pesantezza dovuto ad una routine che i genitori (entrambi abbastanza giovani) riescono a sostenere ma non facendo trasparire alcun tipo di emozione.

Quando i bambini cominciano a correre divertiti anch’io mi rianimo un poco e sento, nel richiamo della madre, un certo raggelamento emotivo come se non riuscisse ad immedesimarsi nel gioco dei figli, ma fosse solo un impedimento ad uscire velocemente da casa.

2ª osservazione
31 maggio 2025

Arrivo nel presto pomeriggio di sabato. Trovo i bambini che hanno da poco pranzato, gironzolano per casa, di tanto in tanto guardano i cartoni animati.

Poi, in cucina, vedo che Federico non ha finito di mangiare: ha il suo piatto di pasta ancora intero.

Anche se ormai freddo, la madre lo incita a finirlo.

Federico fa storie, si agita, si aggrappa alla madre, vuole che lei lo imbocchi. "Dammi da mangiare" dice Federico.

"Vuol dire che non hai fame!" ribatte la madre.

Anche all'asilo il bambino ha avuto difficoltà a mangiare, anche se ora va meglio.

E comunque predilige una sola maestra che è il suo punto di riferimento e che lo ha anche molto aiutato ad accettare la mensa scolastica.

Il bambino mangia qualche boccone, da solo, ma comunque richiamando l'attenzione della madre, alla quale si aggrappa, ridendo, scherzando, anche se in maniera forzata.

La madre cerca di allontanarlo, gli dice che deve finire il piatto, ma non sembra farsi coinvolgere più di tanto dalle bizze di Federico.

Mentre c'è questo tira e molla fra Federico e la madre, il piatto con il resto della pasta si rompe.

La madre non si arrabbia, come se fosse abituata alle marachelle del bimbo, gli dice di non preoccuparti perché non è stata colpa sua, non lo ha fatto apposta e queste cose succedono perché lui è distratto.

Poi la madre pulisce tutto, intanto Federico dopo un primo momento di silenzio dove appare mortificato per l'accaduto, ritorna dalla madre, si aggrappa a lei e le dice che ha fame.

La madre ora è abbastanza spazientita, gli dà una merendina e gli dice di andare via.

Mi colpisce il suo tono, mi sembra piuttosto basso, come se, ancora una volta, non lasciasse trasparire emozioni.

Il bambino, d'altra parte, continua a chiedere le sue attenzioni, in maniera regressiva, ostinata, ma che non trova riscontro nella risposta della madre che invece, continua a trattarlo da bambino grande, parlandogli in maniera razionale, non rendendosi conto che le richieste del bambino vanno ben oltre i suoi capricci.

A me verrebbe voglia di prenderlo sulle gambe, imboccarlo, di parlargli con un tono più coinvolgente e stare in questo momento di regressione per vedere quali effetti può dare, rispettando le continue fluttuazioni tra uno stato antecedente ad uno più evoluto soprattutto pensando al fatto che Federico cronologicamente si trova tra un fratellino più grande che è già abbastanza autonomo e una sorellina più piccola che, caratterialmente, si dimostra determinata e risoluta.

3ª osservazione
4 giugno 2025

Mi reco presso il campetto vicino casa dove il bambino sta giocando una partita di calcio insieme alla sua squadra.

Trovo la madre a bordo campo insieme agli altri genitori.

Sta seguendo attentamente la partita e ogni tanto incita sia Federico che gli altri bambini chiamandoli per nome.

Durante i piccoli intervalli i bambini vanno a bere in un angolo del campo.

Quindi la mamma lo chiama, Federico si gira verso di lei e la saluta velocemente.

È solo da pochi mesi che Federico ha cominciato il calcio. Sembra piacergli e si è integrato bene nel gruppo.

Prima ha provato con il nuoto ma non gli piaceva.

A fine partita i bambini vengono premiati perché hanno vinto il torneo.

La madre lo preleva e si occupa di aprire la merendina e il succo che hanno ricevuto in premio.

Durante il tragitto verso casa la madre chiede a Federico se vuole fare la doccia o il bagnetto.

È solo da pochi giorni che fa la doccia poiché fino ad allora aveva paura dell'acqua che gli scorreva sulla testa.

Una volta a casa ci accoglie la nonna materna che sta badando agli altri due bambini.

Quindi la mamma porta Federico sotto la doccia e lo lava senza particolari difficoltà anche se piagnucola perché gli bruciano gli occhi.

Poi si finge arrabbiato, non vuole uscire dalla doccia, si fa pregare dalla mamma.

Lei gli chiede se si vuole asciugare i capelli da solo, ma poi lo fa sedere sulle sue gambe e gli asciuga i capelli con garbo, e il bambino sembra rilassarsi alle sue manovre.

La mamma poi lo asciuga nelle parti intime facendogli il solletico E ridono insieme divertiti.

Ora Federico è sul divano che guarda i cartoni animati.

La nonna è seduta in una poltrona, mentre la sorellina balla.

La madre si siede un po' anche lei sul divano e Federico subito le va in braccio, si sdraia quasi sul suo corpo mentre guarda la tv, la accarezza, quasi si struscia su di lei.

La madre dice che così la fa innervosire. Poi il bambino si abbassa il pantalone del pigiamino e si tocca il pisellino, mentre guarda la TV.

La nonna evidenzia la cosa, senza però rimproverarlo, mentre la mamma non sembra reagire in modo particolare ma dimostra, con il suo atteggiamento scostante, che il comportamento del bambino la infastidisce.

La madre dice che deve andare un momento al supermercato. La nonna appare un poco risentita, ma la lascia andare.

La madre ha raccontato che la sera per metterli a letto, il papà va nel letto dei due maschi e lei si mette nel suo letto per addormentare la bimba piccola e per rilassarsi un poco davanti alla TV.

Federico ogni sera scappa dal suo lettino e va dalla mamma.

Nel suo letto la tormenta, cerca di toccarla nelle arti intime, le accarezza le braccia finché la mamma non si stanca, si alza dal letto e lo manda via con le brutte.

Così Federico finalmente va a dormire in camera sua con il papà e il fratello.

Mi colpisce la manifestazione erotica dell’amore che il bambino ha verso la madre.

Si ha l’impressione di un’esigenza spesso incontenibile del bambino, più volte reiterata, poiché non riesce a trovare una sua soddisfazione.

Di nuovo provo empatia per il piccolo, comprendo il suo desiderio di dare spazio alle pulsioni, di amare la madre in modo totalizzante, assoluto, spesso soffocante per la madre che, nel tentativo di districarsi tra le tante incombenze a cui è sottoposta.

4ª osservazione
20 giugno 2025

Arrivo in casa nel pomeriggio avanzato, trovo i bambini intenti a disegnare intorno a un tavolino basso in salotto.

Ci sono con loro la mamma e la nonna materna. La televisione grande è accesa su un canale per bambini.

Le immagini sono di personaggi buffi che si muovono al suono di musichette il cui volume è troppo alto.

Di tanto in tanto i bambini vengono rapiti dalle immagini mentre la più piccola balla.

Se si avvicinano troppo vengono redarguiti e invitati a farsi più indietro.

La nonna apre le merendine che ho portato loro. La più piccola la prende per mangiarla.

Poi Federico va verso la madre che è seduta in una poltrona e le mostra il disegno che ha fatto.

La mamma lo loda dice che è bellissimo. Anche la nonna lo vuole vedere: si tratta di un treno con le ali.

Federico dice treno volante e la nonna dice che non esiste e che lo ha inventato lui prevedendo il futuro.

Federico intanto si distende sul corpo della madre, si butta indietro sulla sponda della poltrona con le mani a terra, alza le gambe, facendo mille acrobazie.

È divertito, ride e sa di infastidire la madre. Lei non dice nulla di particolare, continua ad essere seria, anche se asseconda I suoi movimenti, li accoglie.

Poi rivolgendosi al bambino più grande dice: "Tu lo guardi!” a significare che sta facendo una cosa stupida.

“Lui da piccolo non lo faceva!” Rivolgendosi a me.

Poi si parla della casa al mare, delle prossime vacanze.

La piccola ad un certo punto comincia a piangere poiché Federico ha cambiato canale mentre c'era la sua canzoncina preferita e stava ballando.

La nonna la consola senza dare peso al gesto di Federico.

La bimba sembra piangere senza lacrime come se fosse abituata alle prepotenze di Federico e volesse richiamare le attenzioni degli adulti.

Poi la nonna mentre si prepara ad andare via, alza il tono della sua voce, dice che ha paura che si facciano male, li saluta.

Federico e la piccola le fanno un po' di moine, non vogliono che vada via.

In un altro momento Federico lancia degli oggetti ma la madre subito lo rimprovera.

Poi mentre giocano in cameretta il bambino torna in soggiorno da noi, va di nuovo in braccio alla mamma e comincia a darle dei pizzicotti sul braccio.

Lei un po' glielo lascia fare e un po' si arrabbia dicendogli che le fa venire i lividi e che non si deve permettere perché sennò lo picchia.

Mi colpisce la richiesta di attenzioni del bambino che la mette in atto con tutti i mezzi che la sua fisicità gli consente.

5ª osservazione
21 giugno 2025

Arrivo in casa di sabato pomeriggio sul presto. È presente anche il papà. I bambini giocano tranquilli in soggiorno.

La casa è piena di scatoloni a causa dell'imminente ristrutturazione.

I genitori approfittando della relativa calma, si siedono sul divano e cominciano a sfogliare un catalogo per la scelta delle mattonelle.

Subito Federico percepisce la loro vicinanza e lascia il gioco che stava facendo al tavolino e piano piano si aggira nella stanza guardando di sottecchi i genitori.

I suoi giri si fanno sempre più serrati fino a intrufolarsi in mezzo a loro cominciando ad infastidirli per richiedere la loro attenzione.

Federico dice che deve stare lui vicino al padre, così comincia a scalciare verso la mamma che tra il fastidio e lo scherzo si allontana un poco da loro.

La madre gli spiega cosa devono fare insieme al papà e che lui può stare o in braccio a lei o in braccio a lui.

Cosicché il padre lo avvicina a sé e gli dice di far sedere anche mamma e di sfogliare insieme il catalogo.

A quel punto anche la bimba piccola si avvicina e sale in braccio alla mamma mentre Francesco continua il suo gioco un po' più distante.

Federico sembra tranquillizzarsi, come se in quel momento la famiglia avesse realizzato una scultura perfetta: il bambino si gode la vicinanza con il padre mentre la madre è lì vicino a lui che si occupa della sorellina, il fratello è invece un po' più lontano come se avesse già superato la necessità di legami tanto stretti.

Ora la mamma dice a Federico di prepararsi poiché ha una partita di calcio e lo accompagnerà il papà.

Federico sembra felicemente sorpreso, forse non aveva realizzato la cosa, o forse non era abituato poiché il padre per motivi lavorativi è fuori tutto il giorno e solo nel weekend trascorre il tempo in famiglia.

Così il bimbo tutto eccitato si prepara eseguendo attentamente tutte le indicazioni che gli dà la mamma.

Anche il papà si prepara velocemente e i due escono insieme.

Il bambino mi intenerisce quando dimostra un suo bisogno di attaccamento verso la figura paterna.

La sua presenza sembra tranquillizzarlo e anche io provo una sensazione di calma e quasi di sollievo osservando la coppia padre-figlio.

Penso che questo lo potrebbe aiutare a superare più facilmente i suoi atteggiamenti morbosi verso la madre, ma anche le piccole insicurezze che costellano il suo vivere quotidiano.

Conclusioni

Il mito di Edipo inizia con la profezia dell'oracolo di Delfi: Il figlio di Laio, re di Tebe, e di Giocasta, sua moglie, ucciderà il padre e sposerà la madre.

Per evitare che la profezia si avveri, Laio e Giocasta decidono di abbandonare il loro figlio neonato, Edipo, sul monte Citerone, dove viene trovato e adottato da un pastore.

La storia termina, come tutti sappiamo, con il suicidio di Giocasta e l'esilio di Edipo.

Il mito di Edipo non rappresenta solamente la lotta tra destino e libero arbitrio, ma è fondamentalmente una storia di abbandono e di riscatto.

Il bambino, spinto dalla curiosità sessuale, che lo porterà alla scoperta dei due sessi, vive la scena primaria in cui la sessualità tra i due genitori viene vissuta in modo sadico e distruttivo.

A partire dalla scena primaria si determinano anche le fantasie sulla procreazione e sulla nascita.

L'oggetto della pulsione, il pene, non è concepito come organo genitale, ma come organo di potere, di completezza narcisistica.

Il fantasma/fallo è oggetto mitico di potere e potenza.

Questo oggetto genera l'angoscia della castrazione (maschio) e della mancanza (femmina) la cui rimozione è funzionale al suo superamento.

Si può dire che, leggendo il complesso di Edipo in chiave sistemico-relazionale, il bambino si svincola dalla dualità esclusiva con la madre, per aprirsi alla triade con il padre, con tutte le sfaccettature inerenti le differenze fra i due sessi.

Grazie all'eredità del Super-Io, il bambino acquisisce gli strumenti per affinare via via le competenze sociali che lo proiettano nella fase della latenza in cui egli può cominciare a costruire la propria identità sessuale grazie all'identificazione col genitore dello stesso sesso.

Nella fattispecie, dalle osservazioni effettuate, possiamo dedurre che il compito di Federico è quello di rappresentare il perno del nucleo familiare cercando di catalizzare su di sé l'amore della madre, le attenzioni del padre e gestendo anche i rapporti con il fratello maggiore di per sé tranquillo e già autonomo e la sorellina minore ancora in un certo senso dipendente dalla mamma.

Questi tentativi di trovare un proprio posto nel sistema familiare, dove i suoi bisogni emotivi possano trovare suffragio, naufragano spesso nella frustrazione dovuta a vari fattori oggettivi: l’apparente disponibilità emotiva della mamma, un padre non troppo presente e la presenza continua della nonna materna abbastanza ansiosa nei confronti soprattutto di Federico che, se guardiamo al suo comportamento, appare il più agitato.

Come psicoterapeutico credo che questo lavoro di osservazioni mi abbia consentito di individuare le dinamiche inconsce edipiche soprattutto attraverso l’agito del corpo, ma mi apre anche ad una visione trigenerazionale con la presenza di una nonna invasiva che spesso sostituisce la figura paterna aprendomi ad una serie di domande interessanti dal punto di vista clinico.

Dal punto di vista emotivo, invece, ha suscitato in me ricordi e riflessioni circa la capacità di accogliere rispetto alle richieste emotive e affettive dei miei figli, di un tempo lontano, ma anche di oggi e di come in questa capacità giochi un ruolo fondamentale il tipo di legame che ho avuto con i miei genitori.

Sicuramente un lavoro di analisi e autoanalisi mi consente di approdare ad una migliore consapevolezza dove si rende possibile la prospettiva di una fiducia reciproca che rinsalda e rinnova i legami in una maniera sempre più evoluta nella prospettiva di una continua differenziazione individuale, utile per il proprio equilibrio personale.

«Se potessi darti una cosa nella vita, mi piacerebbe darti la capacità di vedere te stesso attraverso i miei occhi.

Solo allora ti renderesti conto di quanto sei speciale per me»

Frida Kahlo


Dott.ssa Antonella Buonerba

Docente di Teoria e Tecniche della Comunicazione e Relazione

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Dott.ssa Antonella Buonerba Psicologa, Psicoanalista, Prof.ssa di Filosofia e Scienze Umane
Salerno (SA) - Avellino - Napoli

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Iscritta all’Ordine degli psicologi della Campania n. 2635/A dal 25 maggio 2006
Laurea in Psicologia (indirizzo Psicologia clinica e di comunità)

 

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